La nostra storia

“…si chiama Gli Incamminati, è una cooperativa che prende il nome da una celebre accademia d’arte del Seicento bolognese. Ma non è il richiamo a quei pittori a interessarci quanto l’indicazione programmatica contenuta nel sostantivo: di uomini in cammino verso la fondazione di una forma teatrale dell’oggi”

Giovanni Testori, 29 ottobre 1983

Nel cammino di una compagnia teatrale – che non ha un “bene culturale” già fissato da difendere, poiché il suo “bene culturale” coincide con il suo stesso dna, e il dna si palesa nel tempo e nel cambiamento – i sacrifici sono sempre belli e luminosi. Nella storia degli Incamminati, come detto, c’è stata una consegna ed è in ordine a quella consegna che i sacrifici hanno acquistato senso, ragionevolezza e bellezza.
C’è chi si batte per un bene proprio, per un proprio pensiero, per una propria idea – insomma, per una sua proprietà. Il patrimonio degli Incamminati, viceversa, sta tutto in qualcosa che non appartiene loro, in qualcosa che hanno ricevuto in eredità, in qualcosa che viene da lontano.

Tutto quello che cercano di dire è qualcosa che hanno a loro volta imparato.
Ma proprio questo li rende particolarmente incontrollabili, difficili da addomesticare, poco omologabili. Il loro lavoro non si presenta con i tratti rassicuranti di uno stile definito, di un gusto, di una poetica, ma con quelli – più difficili – di un amore che, per esistere, ha bisogno di un “sì” quotidiano. Tratto da Luca Doninelli, ‘Trenta volte Incamminati‘, Communitas, giugno 2011.

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